Il cerimoniale funerario
I Messapi furono un’antica popolazione preromana presente nella Puglia meridionale tra il IX e il III sec. a.C. Il nome, di derivazione greca, sta a indicare la “terra tra i due mari” (le attuali province di Brindisi, Taranto e Lecce).
Fra il IV e il III secolo a.C. il territorio della Messapia visse un momento di grande prosperità, che si concluse poi drasticamente con la conquista romana del Salento. Con l’arrivo dei Romani (III e II sec. a.C.), il Salento subì profonde trasformazioni insediative e amministrative. In età imperiale, nonostante l’aumento degli insediamenti, il Salento rimase una zona periferica, con crescita urbana limitata alle città principali (Brindisi, Rudiae, Lecce, Otranto). Tuttavia, vista la posizione strategica dell’area, crocevia per l’Oriente, l’area salentina fu dotata di importanti infrastrutture e opere pubbliche legate principalmente al commercio (via terra e via mare), come la via Appia e la Via Traiana, usate per gli spostamenti, i commerci e il transito degli eserciti nonchè i porti di Brindisi, Otranto, San Cataldo.
Durante la fase messapica si ebbe lo sviluppo di grandi centri fortificati come Egnazia, Manduria, Oria, Valesio, Cavallino, Rudiae, Roca Vecchia, Muro Leccese, Ugento, Otranto, Vaste, a cui si affiancarono alcuni insediamenti minori. Gli abitati erano articolati in nuclei territoriali distinti, ciascuno dei quali al suo interno caratterizzato da una pluralità di funzioni come quella abitativa, cultuale, funeraria e produttiva.
Grazie ai contatti e all’influenza del mondo greco, i Messapi svilupparono nuove conoscenze e tecnologie che si rifletterono nell’edilizia, nella scrittura, nelle pratiche sociali e nei commerci, fino a istituire una propria zecca monetaria.
La società messapica era fortemente oligarchica e caratterizzata dall’ostentazione del potere economico, sociale e politico-militare da parte di una ristretta élite, espressa attraverso la cultura materiale e l’arte. Tra le principali manifestazioni di status e rango vi era il cerimoniale funebre, in cui le tombe, situate sia fuori dalle mura cittadine che in aree interne all’abitato, seguivano precise tipologie architettoniche, divenendo simboli permanenti di ricchezza e prestigio sociale.
Prendendo come riferimento una sepoltura dell’insediamento di Roca Vecchia, è stato possibile ricostruire graficamente il rituale di deposizione di un defunto di genere femminile all’interno di una tomba a fossa scavata nella roccia, con copertura a lastroni, risalente all’età ellenistica (IV-III sec. a.C.).
Le tombe
Il tipo di tomba più diffuso era la tomba a fossa (terragna o scavata nel banco di roccia) a cui si affiancava la tomba a cassa (Alezio) e a sarcofago monolitico. Accanto a queste tipologie vi erano le tombe a semicamera (Muro Leccese) o a camera ipogea. Altra peculiarità era un frequente uso della tomba familiare, concepita per ospitare più membri della stessa famiglia, oltre alla normale tomba individuale. Nel Salento, le tombe a camera ipogea più particolari si trovano a Lecce (Ipogeo Palmieri), a Vaste (Ipogeo delle Cariatidi), e a Rudiae.
I corredi
Nelle sepolture più antiche il defunto era deposto in posizione rannicchiata e solo dal IV secolo a.C. fu introdotta la posizione supina. Dal III secolo a.C., probabilmente, venne usata anche una kline (letto ligneo) su cui adagiare il corpo. I corredi funerari erano generalmente composti da diversi elementi, tra cui vasi per cibi e piccoli recipienti per unguenti e profumi. Altri oggetti riflettevano il genere, l’età e lo status sociale del defunto. Nelle sepolture maschili, per esempio, distintivi erano i vasi legati al consumo rituale del vino, poiché solo agli uomini era riservato il consumo di questa bevanda. Tipici erano i crateri e i bacini usati per miscelare acqua e vino, i vasi potori e i grandi skyphoi (coppe per bere). Accanto a questi, potevano esserci altri oggetti che rimandavano ad attività atletiche, come lo strigile e l’aryballos (piccolo vaso di forma globulare); in altri casi sono stati trovati speroni, cinturoni o elmi in bronzo legati alla pratica della guerra. Le sepolture femminili si riconoscono per la presenza di oggetti estremamente caratterizzanti come gioielli, fibule, collane, pesi da telaio e, a dal VI-V secolo a.C., per la presenza della trozzella, una brocca per l’acqua di forma ovoidale con alte anse a nastro e con quattro rotelline, due in alto e due all’attacco della vasca, che indicava la donna come responsabile della sfera domestica e custode dei beni della famiglia.
Per saperne di più:
F. D’ANDRIA, Archeologia dei Messapi, Bari 1990.
F. D’ANDRIA, Messapia illustrata, Galatina 2019.