CARTA ARCHEOLOGICA DI UN PAESE DEL SUD SALENTO
Lo scopo del progetto è stato la realizzazione della carta archeologica dell’intero territorio comunale, in precedenza interessato solo da sporadiche indagini di superficie, al fine di arricchire il dato delle fonti letterarie, relative alle origini del centro salentino, con le fonti archeologiche sino ad ora sporadicamente esaminate con la finalità di conoscere, ricostruire e valorizzare il patrimonio archeologico e culturale del territorio tugliese. Il lavoro di ricerca sul territorio di Tuglie è stato condotto cercando di coniugare la teoria dei procedimenti propri della ricerca topografica con i prodotti delle nuove tecnologie cercando, in questo modo, di creare un lavoro di alto spessore scientifico ma nello stesso tempo permettere una più rapida ed intuitiva lettura dei dati.
Inoltre, l’intero lavoro è fruibile on line in versione open data sul sito web del comune di Tuglie.
Sulla base delle indagini di superficie attraverso la ricognizione diretta del terreno, compiute tra il 2019 e il 2021, sono stati identificati 48 siti distribuiti in cinque fasi cronologiche.
Fase 1-Preistoria/Protostoria
In questa fase è possibile classificare solo 6 evidenze, alcune delle quali composte da industria litica preistorica come schegge e lame in selce, riferibili a labili tracce insediative che, fino ad ora descrivono una frequentazione sporadica del territorio che tende a concentrarsi soprattutto nella zona delle serra parabitana con i due siti più importanti come la grotta delle Veneri e il villaggio capannicolo di epoca protostorica.
Fase 2- Età arcaica/ellenistica
La determinazione di questa fase è data dall’identificazione di 5 evidenze, tutte afferenti a elementi sporadici di frammenti di ceramica a vernice nera genericamente collocati tra IV e III sec. a.C. Queste concentrazioni di materiale, se associate al materiale presente nelle fasce di rispetto al di là del confine comunale, farebbero ipotizzare una possibile frequentazione dell’area avvenuta all’ interno di una vasta area tra i due comuni, Parabita e Tuglie, identificata con i toponimi Bavota, Corte e Casale. Al materiale rinvenuto vanno associate alcune segnalazioni note da bibliografia come quella di Cosimo de Giorgi che, nel 1888, riporta la presenza, proprio in contrada Corte, ad un paio di chilometri di distanza da Tuglie, la presenza di ruderi di “antichi edifizi”, e tombe che avrebbero restituito “vasi di terra cotta rustici e figurati”. Oronzo Caggiula, nel 1938, riporta la notizia di Giovanni Barrella circa la presenza di iscrizioni messapiche e di “vasi” e “altri cimelii” nell’area dell’attuale Masseria Carignani. A queste segnalazioni di resti di cultura materiale -benché non più verificabili- vanno associati sia un rinvenimento di un tesoretto di 180 monete magnogreche risalente al terzo quarto del III secolo a.C. avvenuto nel 1848 in località “Casale”, che il rinvenimento, riportato genericamente nel territorio di Tuglie, di cinque monete d’argento, anch’esse di zecche magnogreche, datate tra il VI e il III sec. a.C. Nella letteratura ottocentesca e del primo Novecento spesso queste tracce insediative sono state lette come resti o rimandi a un fantomatico centro di nome Bavota (da cui il nome della località omonima) derivante da un’errata lettura delle fonti tolemaiche (Geografia, III, 1, 67).
Fase 3- Età romana
Gli elementi archeologici più macroscopici afferenti all’ Età Romana corrispondono ai resti di divisione agraria nota come centuriazione. Questi resti, che si configurano come dei limites inclinati 36°50’, si identificano in tre punti del territorio comunale, nell’area a Nord Est, di cui due tratti grossomodo in corrispondenza delle attuali vie Corso Cesare Vergine e la Strada Provinciale Neviano-Tuglie, e un tratto nell’area urbana (completamente edificata) a Sud Ovest della ferrovia, in contrada Aragona; questi tratti vanno associati ad altri resti centuriali ricadenti nei comuni limitrofi come quello posto in corrispondenza di via Contrada Masseria Nuova a Parabita e quello posto a Ovest del centro urbano di Collepasso. Oltre ai resti centuriali, a valle del centro urbano, nel fondo denominato Conche, corrispondente alle evidenze S4-S5-S7-S8, sulla base della abbondante concentrazione del materiale ceramico rinvenuto, è possibile ipotizzare la frequentazione di un vasto insediamento rurale la cui occupazione sembra andare dalla prima età imperiale alle fasi tardoantiche di IV-VI secolo d.C. e che doveva estendersi anche nei territori attigui ricadenti attualmente nel Comune di Parabita.
Fase 4- Medioevo
Le evidenze relative alla fase medievale sono tra quelle che, finora, appaiono più diversificate in quanto parrebbero collocabili a più di un’interfase. Al Medioevo, complessivamente sono state assegnate 13 evidenze nelle e quali è stato possibile riconoscere una periodizzazione altomedievale (con alcuni e labili elementi probabilmente bizantini) e una bassomedievale. Alcune delle evidenze medievali come il nucleo originario dell’antico centro storico (S19) trovano una corrispondenza anche con le fonti d’archivio a partire dal XIII secolo. Parte di questo nucleo insediativo originario è costituito da ciò che resta di un insediamento rupestre, le c.d. “crutte Passaturi” (S19), attualmente ricadenti nelle è di proprietà del Museo della Civiltà Contadina. Questo insediamento è composto da 8 unità più 1 casa-grotta, per le quali si può riconoscere un uso basso/post medievale, anche se non si esclude una probabile frequentazione più antica di tutta l’area nell’alto medioevo dato il rinvenimento monetale di un follis bizantino di Costantino VII e Zoe di X secolo nei pressi della grotta 1. Altre tracce, in loco, di frequentazione per i secoli centrali del Medioevo sono date, da ulteriori rinvenimenti monetali (collocabili grossomodo tra XII e XVI secolo) e verosimilmente, da un frammento di ceramica dipinta decorata a bande, appartenente ad una parete e probabilmente databile al XIII secolo.
Fase 5- Post-Medioevo/Età moderna
Il Post Medioevo e l’Età Moderna sono i periodi più rappresentativi, ad essi fanno parte 26 evidenze e in molte di esse il materiale ceramico è stato ritrovato omogeneamente mischiato (senza soluzione di continuità) a quello delle fasi precedenti. Le testimonianze, si collocano in un range cronologico identificabile tra XVI e XVIII/XIX secolo. Gli elementi topograficamente rilevanti appartenenti a questa fase sono diversi e scandiscono lo sviluppo di Tuglie e il passaggio da casale, a feudo rustico, fino alla istituzione del Comune. Gli elementi identificati sul territorio, uniti ai documenti d’archivio, hanno permesso di stabilire e in alcuni casi confermare, che l’area dell’antico casale medievale continua a essere abitata, probabilmente, da poche, famiglie, almeno fino a tutto il Seicento. In questo specifico periodo il casale, nelle fonti, spesso viene indicato come “feudo rustico”, ossia inabitato e ciò indurrebbe a pensare a delle fasi di frequentazione alterna della popolazione sul territorio. Tra Cinquecento e Seicento gli elementi rilevanti sono costituiti soprattutto da due impianti masserizi: Masseria Carignani (S2) e Masseria Aragona (S10). A questa fase cronologica sono riferibili quindici frantoi ipogei, sparsi al di sotto del centro urbano.
I Monoliti
La ricognizione ha messo in evidenza 12 evidenze rientranti nella categoria “Monoliti”; tra questi rientrano blocchi sbozzati di grandi dimensioni, pietrefitte e possibili menhir. Nonostante la bibliografia esistente classifichi, senza giustificazione, gran parte di questi monoliti come menhir, dall’ analisi è emerso che alcuni dei monoliti rientranti nella categoria pietrefitte sono interpretabili come finite spartifeudo (ad esempio S12-S13-S15); solo 3 possono essere interpretabili come possibili menhir (S16-S43-S46). Di difficile interpretazione restano i monoliti rinvenuti in seconda giacitura. Per tutti i monoliti rilevati, sia per quelli identificati in loco che per quelli noti da bibliografia, non è stato possibile stabilirne la cronologia a causa dell’assenza di elementi e di contesti datanti.
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